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la Censura si abbatte sul multiplayer in Cina

la Censura si abbatte sul multiplayer in Cina

Da Stettino sul Baltico a Trieste sull’Adriatico, una cortina di ferro è calata attraverso il continente

Winston Churchill, il 5 marzo 1946, annunciando al mondo l’inizio della guerra fredda.

 

I difficili rapporti tra le libertà occidentali e un sistema più chiuso in sé stesso quale in Russia e ancora di più in Cina ha sempre creato un contrasto nelle relazioni tra queste due sfere del mondo, ed è chiaro che le ultime mosse cinesi non fanno che esacerbare questo problema andando a colpire una delle poche realtà in cui si riusciva a creare una fessura, un interfono, tra due civiltà diverse che condividono lo stesso pianeta e sono meno coinvolte nello scacchiere sovranazionale.

La possibilità nei giochi multiplayer di potersi confrontare con persone, ragazze e ragazzi, che vivono da tutt’altra parte del mondo ha sempre reso questa distanza fisica qualcosa di immaginario e irreale in qualcosa che è esso stesso irreale e immaginario.

Sapere che l’utente “Leyk88” condivide con noi la passione dello stesso gioco, anche se noi d’altronde siamo più bravi, stranamente anche se è asiatico, ci aiuta a capire quanto non siamo troppo nemici e non è poi difficile stringere amicizie quando ci si trova bene a combattere nello stesso gioco e ci si trova così a condividere le stesse passioni, quella vicinanza che potremmo perdere con i nostri lontani gamers cinesi.

Ditemi quello che volete ma sappiamo tutti quanto diventi facile stringere amicizie online quando si collabora nell’obbiettivo di battere il gioco.

In questi ultimi giorni è stata resa nota l’intenzione cinese di ampliare il loro progetto di “Great Fire-Wall” e impedire ai videogiocatori su suolo cinese di utilizzare la chat in-game per comunicare con altri al di fuori dello stato, attraverso una proposta di legge che punta inoltre a obbligare i giocatori ad usare il loro vero nome, quindi per cui individuare chi stia comunicando e cosa con gli altri giocatori.

Così la censura si abbatte ancora più duramente su quelle poche corde che rimanevano a collegare i giocatori della Cina con l’occidente, creare una barriera spessa e impenetrabile impedisca di trovarsi o comunicare dando energia a sentimenti negativi verso lo sconosciuto dall’altra parte della parete.

Vi avevamo già parlato qui di alcuni dei problemi che già devono affrontare i gamers cinesi nell'utilizzo di Steam.

Certo in molti tesseranno le lodi del governo cineseperché così vedranno sempre meno cinesi e i loro strani caratteri nelle chat di LoL o CS:GO e, inutile negarlo, assisteremo anche a una riduzione dei cheater dato che si è constato più volte vi fosse una incredibile concentrazione di cheater cinesi, tant’è che ci fu chi la giustifico per motivi socio-culturali presenti nel paese che tuttavia portarono addirittura la Tencent (casa produttrice di PUBG) a intervenire con le autorità per arrestare alcuni di essi.

Questo non vuole essere un discorso di quanto sull’immediato gioveremo dall’allontanamento dei giocatori cinesi, ma di quanto alla lunga questo non sarà altro che quello che è: un grosso masso aggiuntivo in quel muro che separa i cinesi, e in particolare le nuove generazioni, dal resto del mondo, un colpo duro per il gaming moderno che si è dimostrato immune alle vicende politiche internazionali consentendo alle persone di diversa nazionalità di giocare senza problemi insieme.

Ora che non avranno modo di comunicare al di fuori della Cina, quanto sarà facile convincerli del male capitalista che imprigiona i nostri cuori occidentali e di quanto loro saranno destinati a liberarci da questo male?

Mi è capitato di incontrare la storia di un utente di Counter Strike che giocava abitualmente con un amico cinese, di come questo qualche mese fa gli diede l’accesso al proprio account in quanto sapeva che probabilmente non lo avrebbe più usato dato che doveva essere ricoverato per il Covid-19.

Tutte queste esperienze ci aiutavano a renderci più consapevoli dell’altro nel bene e nel male, a sapere davvero chi vi sia dall’altra parte, una libertà dei videogiochi che sono ora da un lato assaltati da polemiche sterili su quanto essi possano “offendere”  e dall’altro dalla censura governativa orientale che punta a staccare la spina di internet dal resto del mondo e creare il proprio senza occidentali e blackjack.

 

Ndr. La fonte che affermava che BattlEye ha confermato che il 99% dei cheater bannati su PUBG fossero cinesi è stata oscurata, pertanto non mi è stato possibile verificare quanto la stessa fosse credibile e o fondata. Tuttavia, dato che è stata ripresa anche da IGN, confido nella verifica da loro effettuata.

Il nostro canale 

 

 

 

 

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