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Atlas Fallen - La Recensione (PC)

Atlas Fallen - La Recensione (PC)

 

Mentre la stragrande maggioranza dei PC gamers è occupata a familiarizzare con rane e rospi, nonchè a prendere a calci scoiattoli su Baldur's Gate 3, il sottoscritto, nei giorni scorsi, si avventurava nel desertico mondo di Atlas Fallen, action RPG sviluppato da Deck13 e pubblicato da Focus Entertainment. A differenza dei precedenti titoli del piccolo studio tedesco, come Lords of the Fallen o The Surge, Atlas Fallen si distacca da un'impostazione prettamente souls-like per abbracciare in pieno l'essenza degli action, in cui rapidità e fluidità dei movimenti saranno la chiave per la vittoria. 

 

 

Essenza tra le dune

 

Il mondo di Atlas è un mondo in pieno decadimento, sommerso dalle sabbie: la tirannia del dio Thelos e della Regina dei Mille Anni ha portato gran parte della popolazione a venire schiavizzata per raccogliere e raffinare l'Essenza, una sostanza dalle proprietà magiche molto simile alla "spezia" di Dune, per poi offrirla in dono a Thelos stesso. Atlas era un tempo una rigogliosa nazione, con numerosi villaggi e rigogliosi boschi a circondare la ricca capitale. Oggi, gran parte di quel radioso impero è sotterrato dalla sabbia e le poche tracce di quella gloriosa epoca passata consistono nelle sporadiche catapecchie di villaggi più o meno abbandonati, rovine semi-sommerse e Lithesta, la Capitale dove risiede la regina. La popolazione è composta principalmente da "Senza Nome", persone alla base della piramide sociale, che vengono usano come nome la professione che essi svolgono, oppure alcune caratteristiche peculiari che appartengono loro. Noi siamo uno dei Senza Nome, che potremo personalizzare tramite un editor personaggio un po' scarno, e facciamo parte di una carovana che sta riportando l'Essenza raccolta verso la capitale.

 

 

Purtroppo però, il convoglio è stato attaccato dagli Spettri, micidiali creature sovrannaturali composte perlopiù da sabbia, che popolano le distese desertiche minacciando costantemente la popolazione. Mentre la carovana si riorganizza e fa i conti con le perdite, il nostro Senza Nome, dopo essere stato mandato da solo nel deserto alla ricerca di un fuggitivo, si imbatte nel Guanto, un magico artefatto antico che garantisce al portatore la capacità di controllare la sabbia utilizzandola anche in combattimento. Il Guanto è inoltre abitato da Nyall, una presenza misteriosa che ci accompagnerà durante il nostro viaggio. Una volta abbandonato il convoglio, scopriremo che il Guanto non è completo, ma necessita di altri frammenti per essere ultimato sbloccando così il suo vero potere. Procedendo nella storia, che viene raccontata perlopiù tramite i dialoghi e sporadiche "cut-scenes" che in realtà sono disegni semi-animati, scopriremo che il responsabile della miseria di Atlas, Thelos, non è invincibile, e diventerà nostro scopo primario quello di sconfiggerlo e destituirlo per sempre, liberando l'umanità intera dalla sua opprimente tirannia.

 

 

Come ogni RPG che si rispetti, Atlas Fallen presenta una Main Quest e numerose Side Quest. Non si può considerare propriamente un open-world, essendo presenti macro-aree completamente esplorabili ma tra loro separate. Le attività che Deck13 ha sparso nel mondo di gioco sono decisamente più di quelle che uno si aspetterebbe di trovare in un deserto: dalle canoniche scalate per raggiungere punti di osservazione alle Effigi di Thelos da distruggere, passando per le Torri di Osservazione da inattivare sconfiggendo lo Spettro Colossale che le protegge. È presente anche una vera e propria valanga di collezionabili: artefatti e bauli per ottenere oggetti da vendere o da equipaggiare, lettere e audio che ci faranno approfondire la lore di vari personaggi più o meno importanti che troveremo sul nostro percorso. Molto spesso sarà anche necessario utilizzare il potere del Guanto per far riemergere dalla sabbia dei bauli sotterrati, delle porzioni di rovine dove poterci arrampicare, gli Incudini (i falò dei souls per capirci), fondamentali per potenziare il nostro equipaggiamento...insomma, c'è talmente tanto da fare e da esplorare che, molto spesso, ci si sente sopraffatti e si finisce davvero per perdere il filo della storia. Va anche detto, però, che questa non ha un mordente tale da tenerci davvero col fiato sospeso per vedere come va a finire.

 

Pattinaggio su sabbia

 

Per molti versi si può dire che Atlas Fallen sia un gioco derivativo. Tranne che per la gestione del movimento che, saremo onesti, abbiamo forse apprezzato ancora più del combattimento (nonostante in effetti poi il movimento sia parte integrante di ciascuno scontro) e che quindi tratteremo per primo. Mi sono immaginato infatti i ragazzi di Deck13 che, dopo aver immaginato di ambientare il loro titolo in un'ambientazione perlopiù desertica, si siano trovati di fronte a due problemi fondamentali: come non rendere anonima tale ambientazione e, ancora più importante, come far si che il giocatore possa navigarla senza venire assalito dalla noia, più che dagli Spettri. Mentre per quanto riguarda il primo problema il team ha fatto centro solo a metà (poi ne parleremo), per quanto riguarda il secondo problema il bersaglio è stato completamente colpito.

Potremo infatti sfrecciare tra le dune di Atlas pattinando sulla sabbia, sfruttando i poteri del Guanto. Una trovata semplice ma davvero divertente, che rende gli spostamenti (che poi non sono mai eccessivamente lunghi) più piacevoli. In ogni caso è pur sempre presente un sistema di viaggio rapido tra gli Incudini che consente di risparmiare ulteriore tempo qualora non si abbia voglia di tergiversare con l'esplorazione. Il Guanto ci garantisce anche un'estrema mobilità aerea con un doppio salto unito a ben tre scatti in avanti, utilissimi non solo per raggiungere zone inesplorate nel mondo di gioco, ma anche durante i combattimenti, che spesso si giocheranno proprio sulla verticalità, piuttosto che sul piano orizzontale.

 

 

Al contrario, come dicevamo prima, sull'ambientazione il lavoro è riuscito solo a metà: perchè se a un primo colpo d'occhio alcuni scenari sono davvero spettacolari, alla lunga il senso di già visto si fa abbastanza imperante, e non bastano poche variazioni sul tema per fare davvero la differenza. Non aiuta in questo anche l'aspetto tecnico da titolo AA che, anche qui, ad una prima occhiata regala un aspetto tutto sommato soddisfacente ma, a uno sguardo più attento, rivela tutti i limiti di un comparto grafico non proprio al passo coi tempi. 

 

L'Essenza del combattimento

 

Arriviamo dunque a quella che sarebbe la componente fondamentale di un action RPG, ovvero il combattimento. Questo avverrà fondamentalmente contro gli Spettri, le creature di sabbia che infestano le varie regioni di Atlas rappresentando una minaccia letale anche per le guardie della Regina. Grazie al Guanto, però, il nostro Senza Nome è in grado di dare pan per focaccia ai mostri guidati dalla crudele volontà di Thelos, potendo "forgiare" ben tre armi diverse manipolando le sabbie, di cui però solo due potranno essere usate contemporaneamente come arma primaria e secondaria. Inanellando colpi e combo contro gli Spettri faremo accrescere la nostra Barra dell'Impeto che genererà la cosiddetta "Ascensione": le nostre armi diventeranno momentaneamente più letali e saremo in grado di effettuare mosse ancora più potenti. Si tratta comunque di un sistema molto "noob-friendly" non essendo presenti, di fatto, liste delle combo possibili nel menù. Si va molto a sentimento, molto più sul lato del button mashing che dell'hack 'n' slash.

 

 

La Barra dell'Impeto presenta tre livelli progressivi e, salendo da uno all'altro, sbloccheremo i poteri delle Pietre dell'Essenza ad esso associate. Le Pietre dell'Essenza sono alla fine l'elemento principale che aggiunge versatilità e variabilità al gameplay, permettendoci di personalizzare il nostro stile di gioco in maniera abbastanza definita. Si tratta sostanzialmente di 151 abilità attive e passive sbloccabili progredendo nella Storia, come ricompensa di alcune Side Quest o dopo aver scovato dei bauli particolarmente nascosti. Potremo inserire fino a 11 pietre contemporaneamente nel Guanto (4 per i primi due livelli, 3 per il terzo), permettendoci di sbloccare combattendo il nostro vero potenziale. Che abbiate uno stile più offensivo o difensivo, basato su buff/debuff o focalizzato alla cura, gli sviluppatori hanno pensato alla pietra giusta per voi.

Qualora vogliate poi concludere il combattimento con il botto, sarà possibile svuotare istantaneamente l'intera Barra dell'Impeto (fino a dove l'avrete caricata) per rilasciare un devastante attacco "Distruzione" di potenza progressivamente crescente. Il feedback dei colpi, nonostante si stia picchiando della sabbia con della sabbia, è onestamente piacevole e combattere, anche a livello medio di difficoltà (ce ne sono tre in totale), è appagante e fornisce il giusto livello di sfida, talvolta forse anche eccessivo (gli sviluppatori ne sono a conoscenza e risolveranno con una patch il giorno del lancio).

Gli Spettri sono divisi in tre categorie: inferiori, superiori e colossali. Nella maggior parte dei casi ci troveremo a fronteggiare un superiore o un colossale supportato da un gruppetto di inferiori giusto per infastidirci. Se per gli inferiori ogni parte del corpo subirà danno, per i superiori e i colossali dovremo concentrarci su precisi punti deboli, portandoli progressivamente alla rottura. Come dicevamo prima, inoltre, i combattimenti sono focalizzati sulla verticalità poichè, a parte gli inferiori, quasi tutti gli Spettri sono di dimensioni decisamente superiori alle nostre. In più vi è una ricca presenza di nemici volanti, estremamente fastidiosi ma facilmente raggiungibili grazie alla nostra spiccata mobilità. Ci sono interi combattimenti che si svolgono esclusivamente in aria, con una fluidità che ci ha convinto davvero tanto. Grande importanza è data anche al parry: non siamo ai livelli di Sekiro, visto che l'intervallo di tempo necessario per un parry di successo è estremamente permissivo, ma riuscire a parare più attacchi in seguito da parte di uno Spettro lo porterà a cristallizzarsi, rendendolo completamente indifeso per un breve periodo di fronte ai nostri colpi. Molto meno efficace la schivata, spesso troppo breve anche solo per sfuggire al raggio di azione dei nemici più imponenti. 

I combattimenti, inizialmente molto sporadici, si faranno progressivamente più frequenti e concitati sul finale del gioco, con gli Spettri che letteralmente sbucheranno dalla sabbia in ogni momento, peggio degli Zubat nelle grotte di Pokèmon. Randomicamente, verremo anche sottoposti alle cosiddette Prove dell'Osservatore, dei combattimenti facoltativi con ondate progressive di Spettri che ci ricompenseranno lautamente qualora completate, ma che potremo comunque decidere di evitare fuggendo.

 

 

Per quanto riguarda il comparto ruolistico, nel gioco sono presenti diversi set di armatura equipaggiabili, che conferiscono miglioramenti standard delle statistiche. Per quanto i design siano piacevoli e ci sia anche modo di personalizzare ulteriormente le armor con colori e accessori, il sistema ci è parso un po' piatto, visto che ogni nuova armatura sbloccata era inevitabilmente migliore, in tutto e per tutto, della precedente, eliminando qualsivoglia tentativo di creare "build" apposite anche in combinazione con le Pietre dell'Essenza da noi equipaggiate. 

Ci sembra giusto citare infine la possibilità di giocare l'intero gioco, o anche solo una parte, in modalità cooperativa con un amico. Purtroppo, disponendo di una sola chiave, non abbiamo potuto ancora testare la bontà di questa modalità.

 

Tecnicamente parlando

 

Abbiamo provato Atlas Fallen sulla seguente configurazione:

 

AMD Ryzen 7 3700x @ 3.60 GHz

Gigabyte RTX AORUS Master 3080 Ti 12Gb

Corsair Vengeance RGB RT 32GB DDR4 3600MHz

Monitor LG 34GN850 a risoluzione 3440x1440 (21:9)

 

La build da noi provata verrà aggiornata il giorno del lancio ma, in ogni caso, non abbiamo riscontrato problemi che hanno inficiato sul nostro gameplay. Complice anche la qualità grafica non all'ultimo grido, Atlas Fallen riesce a mantenere un frame-rate alto e fluido per gran parte dell'esperienza. Paradossalmente questo subisce dei cali importanti soltanto nei luoghi più chiusi e ricchi di NPC, per esempio la Capitale. Fatta eccezione qualche compenetrazione e un divertente bug che aveva reso la nostra protagonista calva, gli unici altri problemi di cui ci saremmo lamentati riguardano un ritardo abbastanza fastidioso nel caricamento di alcune texture (come quelle dei bauli) e un pop-in della vegetazione un po' troppo spiccato. Entrambi questi bug rientrano comunque in una lista di problematiche conosciute dai devs e dei quali si occuperanno, presumibilmente, con la Day-One patch.

Dal punto di vista artistico non possiamo negare che il mondo creato da Deck13, al netto dell'eventuale senso di ripetitività che si può avvertire dopo diverse ore spese al suo interno, affascina e spinge alla sua continua esplorazione. Soddisfacente anche il design degli Spettri, sebbene nessuno spicchi per originalità. Si poteva fare meglio in sede di doppiaggio, con alcune voci, anche importanti, non all'altezza del ruolo, e alcune decisamente troppo simili tra loro. La localizzazione italiana, riservata solo ai testi, presenta delle ingenuità non di poco conto. Buono invece per il resto il comparto sonoro, con musiche sicuramente non indimenticabili ma che ben si adattano a scenari e situazioni proposti.

 

In conclusione

 

Atlas Fallen giunge sul mercato in un momento quanto mai sfortunato: tra la recente uscita di Baldur's Gate 3 e l'imminente arrivo di Starfield, due giochi che si ripropongono di rivoluzionare l'intero genere dei giochi di ruolo, la fatica del piccolo studio teutonico Deck13 rischia di scivolare, immeritatamente, nel dimenticatoio. Atlas Fallen riesce bene in ciò che propone, liberandosi da ambizioni eccessive quanto irrealistiche. Un prodotto AA che diverte e intrattiene per tutte le 20 ore circa necessarie per vedere i titoli di coda (o anche di più qualora siate dei collezionisti). A una sceneggiatura e una caratterizzazione dei personaggi un po' deficiente e stereotipata, Atlas Fallen contrappone un gameplay dinamico, soddisfacente e, per certi versi, anche innovativo. Un buon gioco in sostanza, ma non un capolavoro. Ma d'altronde, anche nella vita reale, mica possiamo diventare tutti dottori e avvocati (cit. boomer qualsiasi).

 

7.5Voto KotaWorld.it7Grafica7.5Gameplay8Ottimizzazione

 

 

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