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Remnant II – Recensione del Souls-like migliore e più pigro di sempre

Remnant II – Recensione del Souls-like migliore e più pigro di sempre

 

A trip down memory-lane

 

Agosto 2019. Il COVID ancora non ci aveva raggiunto ed in quella calda estate Gunfire Games e Gearbox Publishing tiravano fuori dal proverbiale cilindro magico quello che poi verrà acclamato come “giocone” (tuttora valutazioni complessivamente “molto positive” su Steam): “Remnant: From the Ashes”. Ora, questo “giocone” (che da adesso chiameremo R1 – o Remnant 1) era un titolo davvero solido, ma a mio avviso aveva un paio di pecche, una delle quali – la grafica – lo ha fatto invecchiare non troppo bene.

Fast-forward al 2023, i suddetti developer e editor pubblicano (in un’estate che qui da me non è stata affatto torrida) Remnant 2.

 

 

Squadra che vince nun se cambia

 

Ebbri del successo di R1, la stessa squadra del 2019, ossia Gunfire Games e Gearbox Publishing, tenta e riesce nel colpaccio: Remnant 2 è onestamente divertente come il precedente… e molto più bello. Consentitemi di fare un excursus su R1 e spiegare su cosa verta il gioco per chi fosse a remnantiano digiuno… ma anche per chi non lo fosse, perché penso sia importante delineare un aspetto del gioco che mi ha sorpreso abbastanza, ovvero la quasi trasposizione praticamente integrale di sistemi, circostanze, meccaniche da R1 a R2 (Remnant 2 ovviamente). R1 è un gioco che si distingue per la sua particolare combinazione di generi, unendo elementi di gioco di ruolo (progressione, classi, equipaggiamento...), azione e sparatutto in terza persona.

 

 

Un po’ un souls-like, ma con le pistole, per intenderci. La storia del primo capitolo della saga sia svolge dapprima nel mondo a noi conosciuto, poi nel “mondo del Nulla” che fa a sua volta da “porta” per altri mondi. A capo di ognuno di questi c’è un cosiddetto “divoratore” (boss di fine livello). Veniamo dunque a R2 (e descriviamolo un po’ più in dettaglio): nelle stesse circostanze – o quasi – che vedono il protagonista di R1 arrivare all’inizio della sua odissea, anche il protagonista di R2 riesce ad arrivare nel suo “Ward”, ovvero una sezione di mondo sicura, chiusa, a cui i mostri non hanno accesso. Pertanto sarà lì che si svolgeranno maggior parte dei dialoghi con le persone, il commercio e l’acquisizione di eventuali upgrade per il proprio equipaggiamento. Squadra che vince, nun se cambia appunto, come si dice a Roma.

 

 

Il gioco in sé comincia in entrambi i capitoli con la possibilità di personalizzare l’aspetto e la voce del personaggio. Anche qui, avrebbe potuto esserci un miglioramento, ma R2 non si discosta dalla quantità minima di dettagli customizzabili proposta in R1. In pochi istanti di storia lineare, che funge anche da tutorial spartano, si giunge dunque ai primi combattimenti. Arma corta, arma lunga e arma bianca, anche qui non cambia nulla. In R2 si parte da un mondo, per poi affrontarne il boss ed arrivare ad un secondo mondo che fungerà da portale per diversi altr… un momento! Vi ricorda qualcosa tutto questo? Eh, si, l’avevo già scritto qualche riga fa. Squadra che vince nun se cambia.

Tra spari, bastonate, oggetti da trovare, equipaggiamento da comprare e tutte le altre cose che caratterizzano un souls-like vero e proprio (sudore e imprecazioni compresi), siete arrivati al terzo mondo e dunque comincerete ad affrontare dei mostri che… Oh, ma io giurerei che li ho visti uguali uguali in R1!

 

 

Ma poi vuoi mettere i mondi generati proceduralmente? Come in R1. Le partite in co-op? Come in R1. Design dell’hud? Status alterazioni? Oggetti? Persino alcuni elementi degli scenari dei mondi sono stati copiati. La storia? Il “Redentore” di R1 diventa “il Guardiano” di R2 ed entrambi chiedono al protagonista la stessa identica roba: di andare in giro per le varie dimensioni, sconfiggere i boss per vivere felici e contenti. Ve l’ho detto, squadra che vince nun se cambia. Però ammazza, che pigrizia ragazzi!

 

Trova le differenze

 

Sebbene io sia estremamente critico sul livello (quasi inesistente) di innovazione in tanti aspetti in Remnant 2, non posso esimermi dal togliermi il cappello di fronte al grande lavoro artistico fatto per migliorare molti aspetti della grafica che all’epoca non mi convinsero. I modelli (a parte del protagonista e in generale di tutti i personaggi umani) sono stati aggiornati e la qualità grafica è davvero notevole, mentre è addirittura mozzafiato quella dei paesaggi.

Giocando, rimarrete più di una volta a guardare in giro estasiati (mentre verrete presi a sberle da nemici che si teletrasportano dietro di voi – caratteristica fastidiosissima che però scandirà quasi tutti i combattimenti – ) e la varietà di scenari spettacolari, che passano da paesaggi pressoché lunari e alieni a foreste lussureggianti, lascia a bocca aperta. A mio personalissimo avviso, c'è però un costante utilizzo di tonalità rosse o comunque calde in quasi tutti i mondi. Non posso ancora pronunciarmi sulla lunghezza della campagna (in realtà la rigiocabilità del titolo è data perlopiù dalla generazione procedurale) perché ancora non sono arrivato a finirlo.

 

 

Kudos anche per i dialoghi e la storia, un po' raffazzonati nel primo capitolo di Remnant, trovano maggiore spessore e profondità in R2.

 

Il giudzio finale

 

Purtroppo Remnant 2 non è certamente non privo di difetti. Giocarci con mouse e tastiera è un incubo e con lo stesso controller il sistema di risulta abbastanza confuso: ci vogliono combinazioni di tasti per attivare abilità e oggetti, ma a volte queste comprendono lo stesso tasto che si usa per la cura. Il risultato è che in situazioni critiche, invece di usare le abilità, potrebbe partire la cura perchè si sono pigiati i tasti della combinazione in maniera errata. Ma non solo: nelle prime 15 ore di gioco sono riuscito ad avere 2 crash completi - di cui uno ha fatto saltare una sessione di gioco che stavo hostando con altri 2 personaggi, una disconnessione dalla sessione di gioco con altri giocatori (no, non sono stato kickato) e in generale ho notato dei piccoli ma fastidiosi glitch grafici.

 

 

In generale però il gioco gira molto bene e ha, anche grazie a DLSS, una fluidità impressionante. Chiaramente ci ho giocato sul mio pc che comunque si assesta nella gamma medio alta, ma comunque a impostazioni grafiche molto alte.

Ma veniamo ai principali "pro" (oltre quello grafico). Uno è che, come dicevo prima, le sessioni di "avventura" permettono di prolungarne l'esperienza un bel po', inoltre le differenti opzioni di difficoltà rappresenteranno un'ulteriore sfida con guadagni - ovviamente - anch'essi più alti: no pain, no gain! Voglio tessere però una lode speciale alla difficoltà del titolo: R2 non è esattamente un souls-like, ovvero non ci sono sfide impossibili o solamente per smanettoni. Al grado di difficoltà "veterano" sarà possibile godere di un'esperienza di gioco difficile, a volte anche frustrante (alcuni boss fanno attacchi letteralmente impossibili da evitare), ma comunque sormontabili attraverso ingegno, sudore e riflessi pronti. Questo bilanciamento rende Remnant 2, a mio avviso, uno dei migliori giochi del genere.

Per un tripla A, e per quello che offre R2, il prezzo (alla scrittura della recensione 49,99€ su Steam per il pacchetto "normale") non è neanche eccessivamente elevato e - forse mi leggerete pochissimo scrivere una roba del genere - forse uno dei titoli che consiglierei persino a questo prezzo, se volete prenderlo subito (è appena uscito).

8Voto KotaWorld.it10Grafica8Gameplay6Ottimizzazione

 

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