"Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di affermare di essere perfettamente normali, e grazie tante. Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi cose strane o misteriose, perchè sciocchezze del genere proprio non le approvavano."
L'incipit del libro che ha dato origine a tutto, Harry Potter e la Pietra Filosofale, l'inizio del Wizarding World e della fama per la scrittrice J.K.Rowling, mi serve su un piatto d'argento uno spunto per una (spero) breve riflessione che m'è d'obbligo fare prima di iniziare a parlare, giustamente, di Hogwarts Legacy. Perchè il sottoscritto, proprio come i Dursley, certe sciocchezze proprio non le approva. Chi scrive ritiene che sia fondamentale scindere l'opera dall'artista, nonchè l'artista dall'essere umano.
I tumulti, l'indignazione, le minacce di boicottaggio, certe "recensioni" che hanno circondato il 10 febbraio, giorno d'uscita di uno dei giochi più attesi e controversi dell'anno, mi hanno lasciato umanamente desolato. In primo luogo per i ragazzi di Avalanche Studios, che con dedizione e impegno pluriennale hanno lavorato a un progetto in cui loro credevano e che in nessun modo è stato diretto dalla Rowling; in secondo luogo per l'umanità stessa, vittima della povertà di certe argomentazioni, della disonestà intellettuale di certe testate, della melma putrida di malcontento e vittimismo che è ormai diventato Twitter.
La Signora Rowling ha delle opinioni controverse, vero. Ha il diritto di esprimerle come gli altri hanno il diritto, civilmente, di contestargliele. Chi non deve essere messo in mezzo, però, sono i fan, coloro che amano il brand a prescindere dalle posizioni etico-sociali della scrittrice che ha dato vita al mondo di cui sono fedeli fruitori da decenni a questa parte. E, come già detto, i terzi (in questo caso gli sviluppatori di Avalanche) che lavorano a un progetto secondo un loro credo, in maniera assolutamente indipendente da quelle che sono le posizioni (ripeto, criticabili) della Rowling. Forse, però, mi sto inalberando più del necessario visto che Hogwarts Legacy è stato il lancio più proficuo di sempre per un titolo Warner Bros Games, con ben 12 milioni di unità vendute nelle prime due settimane di lancio.
Bene, tolto il sassolino dalla scarpa, possiamo finalmente indossare la nostra uniforme, sfoderare la bacchetta e inoltrarci nel magico mondo di Hogwarts Legacy.
Chi ben comincia, si ritrova al quinto anno
L'action RPG di Avalanche Studios è ambientato alla fine del XIX secolo, siamo nel 1890, con il mondo della magia ancora alle prese con i Goblin e il loro malcontento: queste creature, già responsabili di una Rivolta scoppiata circa 200 anni prima, sono definiti "wandless", ovvero non rientra nei loro diritti possedere e utilizzare una bacchetta magica. Guidati dal malvagio Ranrok, i Goblin vogliono impadronirsi di una primordiale ma potentissima forma di magia, la cosiddetta "magia antica". A condividere il ruolo di villain con Ranrok c'è anche il mago oscuro Viktor Rookwood, capo degli Ashwinders, una confraternita di maghi malvagi.
In questo clima, per nulla idilliaco, il nostro alter ego sarà costituito da un mago o una strega di cui potremo personalizzare l'aspetto che si sta dirigendo ad Hogwarts per la Cerimonia di Assegnazione a una delle quattro case. Con lui/lei il Professor Eleazar Fig, insegnante di Hogwarts che il Ministero della Magia le ha assegnato come tutor. La nostra strega (io ho scelto un personaggio di sesso femminile, per cui d'ora in poi userò questo genere per riferirmi al protagonista) non è una strega qualunque: proprio come il predestinato Harry Potter, il bambino che è sopravvissuto (o che sarà sopravvissuto, in questo caso), la nostra maga ha la capacità di percepire le tracce della magia antica. Lo scopriremo in maniera abbastanza caotica in quanto, durante il volo verso il castello, un drago assalta la nostra carovana volante, di fatto facendoci precipitare nel vuoto. La protagonista e Fig riescono a toccare una chiave, che era stata precedentemente rivelata grazie ai nostri poteri, scoprendo che questa altro non è che una Passaporta per delle suggestive quanto misteriose rovine abbarbicate su una scogliera.
Esplorando i ruderi, sempre grazie ai nostri poteri di visione riusciamo a scoprire quello che si scopre essere un ingresso segreto per la Gringott, la banca più famosa del Wizarding World. Si apre quindi una scena che ricorda molto da vicino il primo film: al posto di Hagrid ed Harry stavolta invece abbiamo Fig e il nostro alter-ego, in una corsa a rotta di collo verso le profondità oscure della banca, direzione Vault numero 12, uno dei primi mai aperti. L'esplorazione della camera blindata viene però interrotta da Ranrok stesso, che incrocia subito le bacchette con Fig. Il Goblin sembra avere la meglio ma viene poi intralciato da una statua soldato protrettrice del Vault, dando così il tempo a noi e a Fig di attraversare un portale magico che ci porta direttamente a Hogwarts.
Siamo in netto ritardo per la cerimonia ma, nonostante il palese dissenso del preside Phineas Nigellus Black, progenitore del più noto Sirius, ci viene dato il permesso di sederci e indossare il Cappello Parlante. Poche semplici domande e siamo smistati, Serpeverde! (nel mio caso). Il gioco vi darà comunque la possibilità di scegliere a quale casa vogliate appartenere. Non cambia poi molto, a parte l'accesso esclusivo alla vostra relativa sala comune, lo stemma sul vostro mantello, e qualche interazione specifica quà e là durante il gioco.
Una duplice vita
Quello che vi ho appena narrato è l'incipit del gioco, non proseguiremo oltre per evitare spiacevoli spoiler ma uno, non troppo dannoso e quasi obbligatorio da riferire, me lo concedo: la trama principale è deboluccia e sa tanto di già visto in molteplici situazioni. Se gli sviluppatori sono stati sicuramente abili nel mettere in risalto e addirittura ambientare il titolo durante un evento storico appena accennato nei libri (la rivolta di Ranrok), si sono forse appoggiati un po' troppo all'opera originale nel delineare situazioni in cui ci ritroveremo che ci lasciano con un deciso senso di dejà-vu: a partire dal viaggio nelle profondità della Gringott all'incontro con Olivander (progenitore anche questo) per la scelta della bacchetta, dal combattimento con un troll (che stavolta non avviene nei sotterranei di Hogwarts bensì a Hogsmeade) allo spiacevole primo incontro con una Mandragora.
Insomma se la trama di per sè non cattura l'attenzione e spinge a proseguire il gioco, suppliscono in questo lo spregiudicato fanservice (che personalmente ho apprezzato) e l'immane quantità di contenuti secondari che si possono svolgere nella mappa di gioco la quale, per quanto non estesissima, è piena zeppa di luoghi d'interesse da esplorare, in pieno stile RPG open-world. Questo renderebbe Hogwarts Legacy nient'altro che l'ennesimo gioco open world con una grossa componente collectathon nel completamento di obiettivi secondari piuttosto che un gioco d'azione con una trama lineare; ciò che fa la differenza, e lo fa in modo sostanziale, è l'ambientazione, realizzata con estrema cura da parte di Avalanche, sia all'interno del castello sia al di fuori, nelle Highlands scozzesi.
Come anticipato nel paragrafo sopra, la nostra protagonista ha molto in comune con il maghetto di Privet Drive, la cui nascita dista ancora circa un secolo nel futuro: in quanto predestinata, la sua vita non sarà dedicata esclusivamente al seguire le lezioni e studiare per ottenere il suo G.U.F.O.; ma assieme al professor Fig dovrà anche riuscire a risolvere il mistero che si profila durante l'incipit del gioco e, nel frattempo, sfuggire alle grinfie di Ranrok e Rookwood.
Il titolo propone infatti missioni principali che ci faranno andare avanti con la trama principale, side-quest o rapport quest per aiutare gli altri studenti o gli abitanti dei vari villaggi disseminati nelle highlands, incarichi dei professori, ovvero una sorta di "compiti a casa" per rimetterci in pari con i nostri colleghi del quinto anno e infine un'importante sub-quest, forse la più affascinante in assoluto, che deciderà il nostro eventuale passaggio alla magia oscura con il conseguente apprendimento delle tre maledizioni senza perdono che si aggiungono alla ventina di altri incantesimi che possono essere appresi e impiegati, sia per il combattimento che per l'interazione con lo scenario di gioco.
Il gioco prometteva un certo livello di libertà nello scegliere che tipo di mago o maga diventare. In realtà, a parte la sopracitata sub-quest per apprendere le maledizioni senza perdono, in gran parte dei dialoghi non ci sarà grande possibilità di scelta per scolpire il carattere del nostro personaggio, al massimo potremo scegliere tra risposte educate o passive-aggressive, per esempio, oppure potremo esigere ricompense dopo aver aiutato dei compagni...insomma, scordatevi pure di diventare il nuovo (o vecchio?) Draco Malfoy.
Completare il gioco facendo lo stretto necessario richiede circa una ventina di ore, noi ne abbiamo spese poco più del doppio. Perchè? Perchè esplorare ogni anfratto del castello, ricostruito minuziosamente e con maniacale attenzione al dettaglio, è così dannatamente divertente (spam di "Revelio" incluso per scoprire ogni oggetto nascosto); saltare sulla scopa e attraversare volando il mondo di gioco fermandosi ad ogni accampamento di nemici da sgominare, ogni grotta da esplorare, ogni Prova di Merlino da superare, fa perdere la cognizione del tempo e soprattutto ci distrae completamente da quelle che sono le missioni che dovremmo effettivamente portare a termine. In più, completando queste sfide o collezioni secondarie, sbloccheremo oggetti cosmetici o potenziamenti (come l'ingrandimento dell'inventario) che ci faciliteranno non poco la vita e ci permetteranno di affrontare le missioni principali anche discretamente over-livellati.
Si, perchè anche in Hogwarts Legacy, come ogni RPG che si rispetti, è presente un sistema di crescita tramite livelli con l'esperienza che può essere ottenuta praticamente da ogni azione compiuta nel mondo di gioco. Al salire di livello sbloccheremo un punto talento per migliorare ulteriormente le nostre capacità magiche in vari ambiti. Il nostro livello generale sarà anche importante per poter indossare equipaggiamenti di livello superiore che, però, non sempre dimostreranno di avere un effettivo vantaggio sul nostro equipaggiamento attuale.
Flipendo!
I più vecchietti, come il sottoscritto, ricorderanno il videogioco per Playstation 1 "Harry Potter e la Pietra Filosofale" in cui, per gran parte del tempo, Harry ripeteva allo sfinimento questo incantamento a noi sconosciuto. 22 anni dopo le cose fortunatamente sono cambiate e Hogwarts Legacy ci mette a disposizione un arsenale magico di tutto rispetto. È brutto farlo così nel profondo della recensione ma devo fare una confessione: avevo grandi aspettative ma anche grandi paure per questo titolo, speravo avesse successo ma i continui rinvii e la brutta fine che solitamente fanno i titoli ispirati a brand famosi mi faceva temere il peggio. Fortunatamente però, gran parte dei miei dubbi sono stati fugati e solo uno rimaneva mentre sostenevo le prime lezioni tra i corridoi di Hogwarts: come si può rendere divertente un combattimento magico a distanza? Non diventerà ripetitivo?
Ci son voluti pochi incroci di bacchette per fugare anche questo dubbio: combattere in Hogwarts Legacy è decisamente divertente, anche se forse un po' troppo facile. Avremo a disposizione 16 slot in cui inserire le magie da impiegare, potremo difenderci lanciando "Protego" che potrà fungere anche da parry lanciando subito dopo uno "Stupeficium", e potremo schivare i colpi in arrivo rotolando oppure, più avanti nel gioco, teletrasportandoci rapidamente fuori dalla linea di tiro nemica. Le magie utilizzabili sono davvero tante e si possono creare combo di tutto rispetto: è possibile, per esempio, disarmare un goblin con "Expelliarmus" e colpirlo con la sua stessa arma, dar fuoco a un ragno con "Incendio" e poi colpirlo di nuovo per farlo esplodere; far levitare un mago con "Levioso" e poi sbatterlo a terra con "Discendo".
Per chi preferisca invece un approccio più stealth è sempre possibile lanciare "Disillusionment" per renderci quasi invisibili così da prendere i nemici alle spalle e metterli fuori gioco con un buon vecchio "Petrificus Totalus" (in memoriae Neville Paciock). Anche la magia antica può venirci in aiuto: oltre a permetterci di lanciare oggetti dello scenario contro i nemici, una volta caricata la relativa barra potremmo scatenare la furia della magia antica sul nostro sfortunato avversario riducendo, per esempio, un enorme ragno a un piccolo esserino e schiacciarlo sotto lo stivale; oppure sbattendo ripetutamente a terra un inerme goblin; o perchè no trasformando un Ashwinder in una innocua gallina.
Sarà inoltre possibile sfruttare alcune pozioni, oltre a quella per ripristinare la salute, per avere un vantaggio in battaglia scatenando per esempio una tempesta di fulmini o indurendo il nostro corpo come una roccia; allo stesso modo potremo impiegare delle piante, come i Cavoli Carnivori o le Mandragore, i quali agiranno soprattutto come distrazione nei confronti dei nostri nemici. Spoiler alert: non ho praticamente mai sentito il bisogno di utilizzare nè gli uni nè le altre.
Molto meno divertenti le Boss Fight, che si riducono ad un lancio a ripetizioni di incantesimi verso delle vere e proprie spugne di punti vita dotati di pattern di attacco banali e ripetitivi. No, qui proprio non ci siamo affatto.
E se l'arsenale magico non delude, a farlo è sicuramente la varietà di possibili nemici che fronteggeremo: sono solo una manciata le creature magiche e i maghi che ci troveremo di fronte e la cosa risulta un po' pigra vista l'ampiezza delle creature magiche esistenti nel Wizarding World.
P.S. Flipendo c'è anche qui, i feels ragazzi, i feels....
Un pizzico di Life-Sim
Sapevo già della sua esistenza visti i trailer rilasciati nei mesi precedenti l'uscita, ma la componente life-sim di Hogwarts Legacy era quella che, onestamente, mi entusiasmava di meno. Non sono un appassionato di questo genere, possiedo una Nintendo Switch ma non ho mai giocato a Animal Crossing, per farvi capire, e lo stesso è capitato anche nel titolo di Avalanche. Intorno alla quindicina di ore di gioco, si viene introdotti alla Stanza delle Necessità, una stanza del castello che si manifesta a chi ne ha disperato bisogno con quello di cui ha bisogno. Di fatto diventa per noi una sorta di alternativa ai dormitori della nostra Casata d'appartenenza i quali, peraltro, sono abbastanza inutili visto che nel gioco non è possibile dormire ma solo "aspettare", quindi spesso, se una missione è collegata al ciclo giorno-notte, ci ritroveremo a stenderci per terra come dei babbani nullatenenti per poi risvegliarci come nulla fosse pronti per una nuova giornata/nottata.
All'interno della Camera delle Necessità potremo disporre arredamenti e suppellettili a nostro piacimento, ma ciò che sarà davvero utile saranno il banco di pozioni, per distillare di persona i decotti da usare (o comunque avere a disposizione) in battaglia, e il banco di erbologia, per far crescere piante necessarie ai precitati decotti. Fondamentali saranno i petali di Mallowsweet, necessari per attivare le Prove di Merlino, per cui siate certi di averne sempre una manciata nell'inventario. In seguito scopriremo anche l'utilità di una scrivania dove "rivelare" alcuni drop nascosti, meccanica comune in molti RPG, e infine un telaio magico, per potenziare i nostri indumenti
Più tardi durante l'avventura la Camera si amplia ulteriormente rivelando ulteriore spazio e soprattutto dei collegamenti magici a luoghi ameni dove potremo far vivere in pace delle creature magiche che avremo precedentemente catturato nella natura. Ora, qui mi è sorto un dilemma morale: cosa c'è di buono nel catturare creature che vivono tranquille nel loro habitat per trasportarle nella nostra Stanza delle Necessità nella quale si le tratteremo bene, spazzolandole e nutrendole al bisogno, ma dove saranno comunque confinate e non più libere? E per lo più sfruttate per ottenere oggetti necessari a migliorare il nostro equipaggiamento? Nel gioco sono presenti, tra i vari nemici, i Poachers, ovvero i bracconieri, e spesso nei loro campi troveremo animali ingabbiati che potremo liberare con un tocco di Alohomora. Perchè quello che fanno i poachers non è eticamente accettabile mentre quello che facciamo noi si? Non è poi così tanto diverso...
Del resto questa non è l'unica incongruenza presente nel titolo. D'accordo che questo non vuole essere e non è mai voluto essere un Life-Sim dello studente di Hogwarts, però la nostra eroina abusa un po' della sua posizione di predestinata: se ne va in giro la notte, anche fuori dal castello, senza alcun problema, si inoltre nella Foresta Proibita come fosse un boschetto qualunque, viola le proprietà private altrui e ne deruba gli averi, usa la bacchetta nei corridoi della scuola e nessuno batte ciglio...insomma, c'è bisogno di una grande dose di sospensione dell'incredulità per passare sopra al fatto che il nostro protagonista si faccia beffe di tutta una serie di leggi e regole che si applicheranno, un secolo dopo, pure al celebre Enrico Vasaio.
Tecnicamente parlando
Abbiamo provato Hogwarts Legacy sulla seguente configurazione con tutti i settaggi al massimo, DLSS attivato su Auto:
AMD Ryzen 7 3700x @ 3.60 GHz
Gigabyte RTX AORUS Master 3080 Ti 12Gb
Corsair Vengeance RGB RT 32GB DDR4 3600MHz
Monitor LG 34GN850 a risoluzione 3440x1440 (21:9)
Ahimè, uno dei più grandi difetti riscontrabili nel titolo sta proprio nel comparto tecnico. Un frame-rate estremamente ballerino, specie dentro le mura di Hogwarts, che arriva addirittura a scendere, talvolta, nell'infido regno dei 30fps, senza mai riuscire a superare con costanza i 70fps circa. Il tutto con un utilizzo complessivo della GPU che raramente supera il 50% e il 40% per la CPU. Avalanche Studios ha creato un mondo incredibilmente bello da vivere e da vedere ma purtroppo ha ancora parecchio lavoro da fare per renderlo anche piacevole da attraversare. Una tendenza, quella alla scarsa ottimizzazione dei titoli AAA, che speriamo tenda a scemare più che a continuare, visto che Hogwarts Legacy non è sicuramente l'unico titolo tra gli ultimi usciti a soffrire di questo tipo di problemi. Non mancano poi piccoli bug come T-pose randomiche o piccoli glitch che non impattano però in alcun modo l'esperienza di gioco.
La direzione artistica, d'altro canto, è veramente divina, ci si sente proprio catapultati nelle Highlands Scozzesi di fine '800, in quel mondo magico che fin dai tempi dei libri e dei film volevamo vivere, videoludicamente parlando, davvero. Avalanche è riuscita a realizzare questo sogno per molti appassionati e, solo per questo, bisogna rendere onore e merito ai ragazzi che hanno lavorato giorno e notte a questo titolo.
Dal punto di vista audio, la colonna sonora riprende le musiche originali con qualche variazione sul tema, ma la magia scandita da quelle note è e rimarrà sempre immortale. Ho giocato il titolo con il doppiaggio originale inglese e posso dire di essere perlopiù soddisfatto, fatta eccezione per qualche personaggio secondario dalle prestazioni un po' più scarse.
In conclusione
Hogwarts Legacy è come la lettera d'iscrizione ad Hogwarts che il sottoscritto, come molti altri fan, aspettavano da oltre 25 anni. Gli occhi del critico vedono un Action-RPG come tanti, a tratti pure un po' mediocre; ma gli occhi del fan non possono che meravigliarsi nel poter sorvolare luoghi che prima erano solo immaginati, combattere utilizzando la magia come mai prima, frequentare le lezioni come un vero allievo della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Il titolo di Avalanche soffre di una trama principale un po' blanda e ricca di clichè e, proprio come la saga a cui si ispira, anche di un protagonista e un villain non particolarmente carismatici. A supplire per questo c'è l'immane quantità di contenuti che progressivamente ci vengono rivelati durante la nostra avventura, portando la longevità del titolo, teoricamente, di gran lunga oltre le 20 ore necessarie a "rushare" i titoli di coda.
7.7Voto KotaWorld.it8Grafica8.5Gameplay6.5Ottimizzazione