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Lil Gator Game - La Recensione (Switch)

Lil Gator Game - La Recensione (Switch)

 

La nostalgia è un sentimento davvero strano, non trovate? Anche l'etimologia è estremamente particolare ma calzante: nostos, “ritorno a casa” e algos “dolore”, in sostanza quindi "dolore del ritorno". Un sentimento tanto bello quanto opprimente. Fino a non molti anni fa, tra l'altro, perdersi nei ricordi, vivere melanconicamente nel passato, veniva addirittura considerata una patologia psichiatrica. Oggi, invece, specie nel mondo videoludico, la nostalgia viene sfruttata per vendere, o meglio, rivendere titoli già usciti in precedenza. Remake, remastered, reboot, ce n'è per tutti i gusti e l'obiettivo è sempre quello: vendere al giocatore non un gioco, bensì l'emozione che quello stesso gioco ci ha fatto provare quando lo giocammo per la prima volta.

MegaWobble e Playtonic Friends con il loro Lil Gator Game tentano un approccio assolutamente diverso a questa "operazione nostalgia", ormai diffusissima: riportare il giocatore nel passato tramite la storia di un piccolo alligatore e della sua sorella maggiore, uniti dalla quotidianità fatta di giochi e divertimenti, nonchè da una fervida fantasia.

 

 

Il più grande gioco di sempre

 

Il titolo si apre in una giornata qualsiasi per Lil Gator (che d'ora in poi chiameremo Memino, lo stesso nome che ho dato al mio piccolo rettile durante il playthrough) e la Big Sis: come ogni volta, quando la noia prende il sopravvento su Memino, ci pensa la sorella maggiore a intrattenerlo inventando eroiche avventure di cui renderlo protagonista. Il tempo, però, scorre inesorabilmente e in men che non si dica per la Big Sis giunge l'ora di trasferirsi per frequentare le lezioni al College. Memino perde la sua principale compagna di giochi e, con essa, un gran pezzo della sua infanzia.

Ogni tanto la sorellona torna a casa ma, nonostante questo, è sempre molto indaffarata con compiti e progetti da portare a termine, tanto da non staccare mai lo sguardo dal suo laptop. Memino, una testa dura, vuole convincere la sorella a giocare con lui, come ai vecchi tempi, in un ultima grande avventura, "il gioco più grande di sempre". Per farcela, però, avrò bisogno dell'aiuto dei suoi amici più fidati e non solo: sarà infatti fondamentale stringere amicizie la variegata popolazione della grande isola in cui il titolo è ambientato, per convincerli a prendere parte come NPC alla grande sessione di gioco che Memino e i suoi amici stanno organizzando.

 

 

Una storia semplice e leggera che si termina in una manciata di ore, ma che stupisce grazie alla sua non scontata profondità nonchè all'umorismo e ingenuità fanciullesca che condisce ogni singolo dialogo. Lil Gator Game, soprattutto nel gameplay, non lesina omaggi a titoli più blasonati come The Legend of Zelda (Memino e Big Sis sono tra l'altro fan di un videogioco chiamato "The Legend of Hero", da cui in passato hanno tratto ispirazione per gran parte delle loro avventure), Ace Attorney e Animal Crossing, vista la natura animalesca degli abitanti dell'isola.

 

Un gioco di ruolo dentro un gioco di ruolo

 

Al giocatore più maturo, Lil Gator Game apparirà come una sorta di parodia dei giochi di ruolo, con un messaggio emotivo importante a rendere l'esperienza più profonda di quella che ci si potrebbe aspettare da quello che alla fine è un modesto collectathon; la cosa interessante del titolo, però, è che Lil Gator Game, per la sua intrinseca natura, può anche essere un'ottima introduzione per i giocatori più piccoli alle meccaniche dei giochi di ruolo. I ragazzi di MegaWobble sono riusciti a fare quello che la Disney fa da anni nel settore dell'animazione: realizzare un prodotto fruibile da un pubblico di tutte le fasce d'età, in modo diverso certamente, ma con uguale soddisfazione e divertimento.

Come dicevamo, tecnicamente Lil Gator Game si configura come un collectathon in cui saremo chiamati a girovagare per la mappa di gioco in cerca dei vari abitanti con cui stringere amicizia per collezionare così amici, completare semplici quest e ottenere gli oggetti più strampalati che ci serviranno come spada e scudo (si passa dalle chiavi inglesi alle spade laser giocattolo, passando per skateboard e piatti di porcellana, la cui efficacia come scudo è tutta da vedere). Memino potrà anche equipaggiare accessori da mettersi in testa che avranno perlopiù scopo estetico: baschi da pittore, caschi da astronauta, fino alla fascia da Ninja (chiaro richiamo a Naruto) che ci permette infatti di correre proprio come i protagonisti del manga di Kishimoto.

 

 

Il vero scopo, la Main Quest se vogliamo, sarà quella di trasformare il parco giochi dell'isola in un vero e proprio villaggio medieval-fantasy, così da convincere la Big Sis a partecipare al gioco. Per fare questo dovremo completare tre sub-quest localizzate negli altri tre luoghi d'interesse principali dell'isola. Purtroppo non è presente una mappa di gioco vera e propria, per cui la navigazione dell'isola potrà risultare, almeno all'inizio, disorientante; così come non è presente un vero e proprio elenco delle quest attive, il che potrebbe portarvi a perderne per strada alcune. Assenze queste che, per quanto degne di nota, non fanno altro che ribadire la natura estremamente rilassata (e rilassante) del progetto.

Aggirarsi per l'isola di Lil Gator Game è stato un po' come ritornare a Hyrule, una Hyrule ovviamente molto ridimensionata: Memino, proprio come Link, può infatti arrampicarsi su ogni superficie (stando attento alla stamina, ovviamente), scivolare in discesa usando il suo scudo come slittino, e ovviamente planare saltando dalle alture usando una vecchia maglietta come glider. E se non ci troveremo davanti Grublin o Boblin come l'eroe di Breath of the Wild, anche Memino avrà il suo bel da fare con i mostri che affollano l'isola e ne minacciano i residenti: questi non sono altro che cartonati di slime, scheletri o altri mostriciattoli posizionati dagli amici del nostro piccolo alligatore per permettergli di mettere in mostra le sue abilità da eroe.

 

 

Facendo a pezzi le figure di cartone otterremo dei coriandoli, ovvero la principale valuta di gioco per comprare oggetti o craftarli.

 

Tecnicamente parlando

 

Ho giocato Lil Gator Game su Nintendo Switch OLED, quasi esclusivamente in modalità portatile. Il titolo si è comportato davvero molto bene, mantenendo un frame-rate abbastanza solido sui 60fps ad esclusione di sporadici cali qua e là. Lo stile grafico coloratissimo e adorabile scelto dai ragazzi di MegaWobble viene messo ancora più in risalto dallo schermo OLED, con i colori che si fanno ancora più brillanti e vivi. Peccato non sia presente la localizzazione italiana, ostacolo che potrebbe scoraggiare molti giocatori visto che è proprio all'interno dei dialoghi che si nasconde gran parte del valore di questo gioco. 

 

 

 

In conclusione

 

Difficile trovare un difetto all'opera di MegaWobble, che con Lil Gator Game ci offre un gioco inspiegabilmente maturo nonostante l'apparenza scanzonata e tenerissima. A farci un po' storcere il naso forse è stato solo il prezzo (19,90€ al momento della recensione), forse un po' eccessivo rispetto alle 5/6 ore necessarie a portare a termine l'avventura del nostro piccolo coccodrilletto (si, è un alligatore va bene). Nonostante la brevità, però, Lil Gator Game ha saputo farci tornare indietro nel tempo, emozionarci e al contempo farci ridere, riflettere giocando, ricordare col sorriso. E si, certo, mancherà una mappa per orientarsi, talvolta ci si potrà sentire un po' persi, privi di una direzione, ma in fondo anche questa è la vita: non sempre sappiamo esattamente dove stiamo andando, l'importante è continuare a camminare, una zampetta alla volta.

 

7.3Voto KotaWorld.it7Grafica7Gameplay8Ottimizzazione

 

 

 

 

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